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I media mondo

venerdì, ottobre 28, 2005

Serie TV e caccia al tesoro online

Interessante esperienza degli sceneggiatori della serie TV Lost che, per incrementare il coinvolgimento degli spettatori, hanno ideato e lanciato, prima della trasmissione dell'ultima puntata della stagione, una sorta di caccia al tesoro online creando finti siti ad-hoc ed altri indizi sparsi tanto in rete quanto nel mondo reale (nella foto il sito della presunta compagnia aerea cui apparteneva l'aereo precipitato) dove gli spettatori hanno potuto trovare gli indizi utili a risolvere parte dei misteri che avvolgono fin dall'inizio questa enigmatica storia di naufraghi.

Queste specie di giochi, denominati "alternate reality games", sono sempre più spesso utilizzati come strategie di marketing per incrementare il coinvolgimento del consumatore e rendere più attivo il processo di consumo. Un interessante esempio è questo Perplex City. Da vedere anche il sito di 42 Entertainment un'azienda specializzata nella creazione di questo tipo di advertising esperienziale.

giovedì, ottobre 27, 2005

Fenomenologia dei cosplayers italiani




Ne avevamo parlato già qui.
La costume players culture emerge con evidenza anche nel nostro paese, basta leggere il lavoro di Luca Vanzella "Cosplay Culture. Fenomenologia dei costume players italiani". L'autore utilizza una metodologia di indagine fatta di osservazione partecipante in fiere e raduni.
Interessanti spunti in chiave antropologica del fenomeno e a proposito delle dinamiche di relazione ad esso associate nell'intervista. con l'autore.

martedì, ottobre 25, 2005

La personalizzazione passa dai piedi




Il progetto Yoshoes porta le aziende calzaturiere marchigiane sul web offrendo agli utenti la possibilità di customizzare le proprie scarpe non solo scelgiendo i pellami o il colore ma anche intarsi (bandiere, il proprio nome, ecc.).
Farsi scarpa?

domenica, ottobre 23, 2005

Indovina dove colpiranno




Ve la sentite di scommettere sul luogo e sulle modalità del prossimo attentato terroristico?
Se si potete andare qui e vincere una maglietta con la scritta I predicted nel caso si verifichi.
La forma ironica di questo progetto (credits di Molleindustria e Guerrigliamarketing)connette la logica videospettacolare alla pulsione sociale alle "scommesse" e alle "puntate" (pulsione cui i diversi stati con lotterie, ecc. hanno non poco contribuito).
Il linguaggio è mediattivo. Si legge:
"Sei stanco di scommettere solo al Nasdaq sul prezzo del petrolio - si legge - o sulle partite di football? Perché non farlo invece su dove si terrà il prossimo attacco terroristico? Ora puoi, come fa il capitalismo sulla tua vita. Sfortunatamente non potrai distruggere culture diverse dalla tua usando dollari, McDonald's o i video di Paris Hilton. Non potrai bombardare la nazione che vuoi né pretendere di fornire aiuti umanitari per poi dar vita ad un governo tutto nuovo. Purtroppo non puoi neanche ridurre i diritti civili del tuo paese con arresti indiscriminati dei nuovi cittadini, degli immigrati o degli attivisti. Scusa! Quello che puoi fare è indovinare dove attaccheranno i terroristi! E tieni le dita incrociate sperando che non avvenga dove ti trovi tu".

Mobisodes




La convergenza fra cellulari di terza generazione e televisione ha portato all’emergere di una nuova forma di narrazione audiovisiva, sia sul lato della produzione che della distribuzione: i mobisodes, episodi per il mobile.
Si tratta, ovviamente, di una mutazione di formato ma anche di contenuto. Non solo gli episodi da guardarsi sul cellulare devono essere pensati per il formato dello schermo (ad esempio prediligendo i primi piani) ma la sceneggiatura deve tener conto di un tempo di fruizione bassissimo, un minuto, con conseguente concentrazione dell’azione. Le pratiche di ricezione delle forme di intrattenimento per il mobile (tempi morti di trasferimento nelle città, pause caffè, ecc.) diventano un territorio di sperimentazione per nuovi modi della narrazione audiovisiva.
I mobisodes vengono lanciati a gennaio 2005 dalla Fox Mobile Enterteinment, assieme a Vodafone, per il mercato UK a partire dalla sua serie di successo 24: conspiracy.
A questa segue The Simple Life: Interns (con Nicole Richie e Paris Hilton) per il mercato USA con Verizon Wireless' V CAST 3G.
Sono in arrivo anche in Italia: il mercoledì e il sabato sarà possibile vedere il concentrato della vita dei protagonisti di "24: conspiracy", ma sembra si tratti di un riassunto e non dei microepisodi inediti che Grecia, Olanda, Inghilterra e Portogallo hanno già potuto vedere. Un altro dei misteri italiani.

sabato, ottobre 22, 2005

TV2Me

Immaginate di essere abbonati a Sky o FastWeb e di dover passare qualche tempo lontano da casa. Al dispiacere di perdere la propria serie tv preferita si aggiunge il danno di pagare un servizio che non si può fruire. TV2Me cerca di risolvere questo problema consentendo di ritrasmettere attraverso Internet i propri programmi preferiti. In pratica si attacca uno scatolotto fra il sistema di ricezione del segnale (satellitare, via cavo, etc.) e la propria connessione a Internet (ovviamente una flat sempre connessa). A questo punto è possibile dall'esterno, con qualsiasi computer collegato a Internet, collegarsi al proprio straming server casalingo e fruire dei programmi Tv attraverso l'interfaccia di un browser e a tutto schermo. Questa cosa viene chiamata Space Shifting facendo il verso al Time Shifting consentito dai dispositivi di registrazione in tempo reale come i video registratori digitali.

Certo il casting personale è interessante ma servizi come CoolStreaming hanno dimostrato che è possibile applicare questa logica anche per gruppi di persone. Ovvero ri-trasmettere via Internet i programmi che si ricevono sulla propria TV di casa...

Ancora una volta Internet si dimostra una infrastruttura che, grazie alla sua intrinseca bi-direzionalità, sta cambiando anche il modo stesso di pensare le comunicazioni di massa. In una prima fase, il web 1.0, abbiamo usato Internet e specialmente il Web come un mezzo di comunicazione di tipo broadcast (si pensi alla logica del portale) perchè non eravamo in grado di comprenderne fino in fondo le effettive possibilità. Solo adesso, con il web 2.0, stiamo iniziando ad usare appieno questo strumento. E quella visibile è solo la punta dell'iceberg.

(via Minding The Planet)

mercoledì, ottobre 19, 2005

L'arrivo dei web serial




Ne avevamo già parlato, ma visto il successo dell'iniziativa la tematica ci sembra cruciale.
Dan Myrick, regista del film a bassissimo budget The Blair Witch Project, lancia un serial via web: The Strand of Venice.
La prima puntata pilota di 50 minuti si può scaricare gratuitamente dalla rete qui, le successive di 30 minuti per il costo di 99 centesimi.
L'idea è quella che la Internet TV consenta di lavorare con piccole audience e con produzioni autogestite anche nella diffusione, grazie a software di produzione e distribuzione oggi disponibili, all'utilizzo di ripresa in digitale, ecc.
Se una Tv americana cancella uno show che non raggiunge i 3 milioni di spettatori, il web serial ha la sua copertura minima in 100.000 downloaders.
Un altro piccolo passo verso il superamento delle logiche dei media mainstream e verso il Farsi Media.

Sul parto del Grande Fratello e altre inseminazioni mediali




Partorisce in diretta TV dietro un paravento Tanya, la mamma del Grande Fratello olandese. Il ministro degli Affari Sociali regola la localizzazione e le apparizioni del nenonato: vivrà in una stanza separata, sottraendosi al format, ma potrà essere ripreso una volta al giorno, esponendosi nel format.
Sarebbe facile richiamare la forma "truman show" che pervade i media. Più interessante notare che, diventando i media un territorio dell'abitare, diventino un luogo nel quale poter partorire, nel quale cioè entrano le diverse forme della vita spingendo al massimo l'acceleratore sul fatto che i media producono la realtà.
Una conferma? Provate a guardare il programma «I want your child and nothing else» su Talpa TV che ha come protagonista una donna alla ricerca del miglior donatore di sperma.

sabato, ottobre 15, 2005

La Realtà del Grillo




Come sostiene Beppe Grillo nel suo blog

"Non c’è nessuna differenza tra realtà e informazione, la realtà è quello che sai."

Sottoscriviamo.
Così è possibile capire anche qualcosa dei media.
Lo dice il Grillo parlante.

mercoledì, ottobre 12, 2005

Reality show con terrore




Riceviamo e pubblichiamo con piacere questo contributo di Laura Gemini

Nell’ultimo numero della rivista in rete Ateatro si parla dell’esercitazione anti-terrorismo del 24 settembre che ha coinvolto attori e cittadinanza. L’articolo titola: Reality Show con terrore: risorge a Milano il teatro di massa. Sì perché la messa in scena dei drammi sociali, o degli eventi catastrofici, ha una lunga tradizione e si risolve nella commistione delle diverse forme di rappresentazione collettiva. In particolare teatro e festa, entrambi elementi del contenitore “performance”. L’omologia, fra la “forma esercitazione”, il teatro di massa, le feste popolari però deve essere compresa all’interno della dimensione performativa dei media: nell’immaginario della catastrofe il rapporto fra rischio e sua percezione, rappresentazione, vissuto e riflessività ma anche il “farsi” vittime degli attentati (prefigurando una probabilità che non percepiamo necessariamente come così remota…) è un altro dei modi con cui dimostriamo come sappiamo accoppiarci alla comunicazione.

martedì, ottobre 11, 2005

I Puffi sotto le bombe dell'UNICEF




Per la campagna di sensibilizzazione "Lasciate in pace i bambini" l'UNICEF promuove la messa in onda in Belgio di un video che vede il villaggio dei Puffi bombardato.
L'inquadratura finale chiude su un piccolo Puffo sopravvissuto e accanto a lui i corpi degli altri Puffi morti per ferite e ustioni.
Messaggio forte che ha acceso le polemiche. Per il momento la visione è confinata nella fscia serale per "non disturbare e scioccare i bambini". Bambini che possono essere scioccati dai crudi cartoni animati ma non dalle immagini della realtà, evidentemente.

lunedì, ottobre 10, 2005

Farsi Media (4)




L’accumulazione di pratiche che giocano sulle forme di autorappresentazione attraverso tecnologie sempre più diffuse e con capacità e potenza similare a quelle utilizzate dai media mainstream e logiche di costruzione di contenuti e di linguaggio omologhe, trova oggi una cristallizzazione attorno a pratiche collettive che mostrano una convergenza fra:

a. una volontà “politica” di giocare i linguaggi dei media dentro i media al fine di produrre forme di interferenza culturale;

b. un movimento di appropriazione delle logiche delle tecnologie a partire dalla loro diffusione in ambiti diversi del quotidiano (lavoro e loisir);

c. la necessità di sviluppare infrastrutture collettive condivise che consentano da una parte di supportare la collaborazione e dall’altra di garantire le differenze (ad esempio la generazione di dispositivi comuni per la diffusione dei contenuti o di aree collettive di deposito dei materiali);

d. la necessità di produrre forme collettive di narrazione che partano dall’autorappresentazione dei vissuti al singolare, da una riattualizzazione delle sensibilità dei piani di ciascun vissuto, delle particolarità dei corpi;

e. la tematizzazione delle forme proprietarie che si estrinseca nella produzione e diffusione di strumenti free software e nella produzione di contenuti resi disponibili, si veda ad esempio la crescita di licenze creative commons.

(Continua...?)

Farsi Media (3)




Costruiti sui linguaggi di massa, rappresentati dai prodotti culturali che abbiamo imparato a consumare, ci troviamo oggi a poter oscillare sull’altro versante, quello della produzione, delle forme di riappropriazione della rappresentazione.

L’essere stati socializzati ai linguaggi mediali, l’averli praticati ed incorporati sul lato del consumo, l’essere stati sollecitati nell’attivarci e partecipare ai prodotti mediali, in modi discreti e massicci si associa oggi ad una crescita di disponibilità nel quotidiano di tecnologie di produzione e distribuzione sempre più simili “tecnicamente” a quelle dei media mainstream e praticabili a partire da abilità che spesso non richiedono una specializzazione “tecnica” ma una capacità di saper abitare i media ed apprendere nell’abitarli.
Si diviene produttori mediali “naturalmente”, ibridando linguaggi mediali e del quotidiano, utilizzando le occasioni comunicative che in particolare i nuovi media hanno aperto. Un associarsi di asimmetria comunicativa ed alta interattività che rende disponibile all’individuo forme che, di fatto, sono broadcasting, attengono ai linguaggi di massa e al contempo sono praticabili da tutti.

Usando uno slogan si potrebbe dire che ci troviamo di fronte a “mezzi di comunicazione di massa per le masse”. Ma il punto non è solo questo. Ci troviamo di fronte ad una possibilità di oscillazione tra modi della produttività e del consumo. Siamo oltre le prospettive aperte dall’idea di audience attiva e di performatività del pubblico: le linee di ricerca vanno in tal senso problematizzate. La logica mediale, il modo che i media hanno di proporre osservazioni sul mondo, è stata interiorizzata. Abbiamo imparato a guardarci attraverso lo sguardo dei media. A muoverci nei territori mediali praticando adesione e distanziamento, confrontandoci con i vissuti messi in narrazione da professionisti dell’industria culturale, praticando cioè la riflessività. E ora non ci limitiamo più unicamente a confrontare le nostre vite con quelle prodotte dai media, non più solo a fruire di sceneggiature di vite immaginate che smontiamo e rimontiamo producendo premesse a narrazioni di vite possibili. L’identità non si gioca unicamente sulle differenze come rinvio, come messa in contingenza della nostra esistenza. L’identità viene sperimentata. Cominciamo a produrre le sceneggiature “costruendo” i nostri vissuti immaginati a partire dai linguaggi mediali.
Non più solo identità fittizie in rete ma anche produzione delle nostre identità attraverso una messa in narrazione pubblica della nostra vita.

(Continua...)

Farsi Media (2)




Per Farsi Media intendiamo da una parte la tendenza alla dissoluzione fra forme nette e distinte della produzione e del consumo mediale e dall'altra il supermento di una logica dicotomica che ha contapposto i linguaggi di massa con quelli neo-mediali costruendo differenze caratterizzanti del tipo linerità/ipertestualità, mass media/personal media, passività/interattività, ecc.

Farsi media secondo una duplice pista di significazione.

La prima è quella del “fare media” caratterizzata da un’appropriazione della forma del medium, cioè da un’appropriazione del dispositivo mediale. Ad esempio quando si parla di Telestreet si può dire che «nel periodo che è trascorso dall’inizio di questa esperienza l’attenzione è stata posta tutta sul dispositivo tecno-comunicativo e sul significato politico dell’operazione. Non possiamo dire se, nell’insieme delle sperimentazioni compiute dalle varie telestreet vi siano state delle invenzioni stilistiche, se si siano creati nuovi formati, nuovi linguaggi» (Berardi, Jaquemet e Vitali).

La seconda è quella del become media, diventare media, cioè aver incorporato la distinzione mediale tra ciò che è informativo e ciò che non lo è e la logica dell’osservatore mediale come osservatore di secondo ordine: in pratica l’aver interiorizzato distinzioni e funzioni dei media sul lato dell’individuo. Così da produrre contenuti mediali che garantiscano una rappresentatività dei vissuti orientata ad un’alta riflessività capace di creare un terreno per forme collettive di produzione di immaginario.

(Continua...)

Farsi Media (1)




Software Open-source e social software, blog e videoblog, street television e low power FM, reti wireless comunitarie, networks di song-sharing, ecc. sono l’esplicitazione sul versante tecno comunicativo di una dimensione che intreccia le logiche di rete connesse ai nuovi linguaggi mediali alla nascita di forme neo-comunitarie.
In questi territori troviamo forme emergenti rispetto a quelle generate da un sistema dei media centrato sulle strategie del sociale, si tratta di risposte al singolare e al collettivo alle dinamiche sociali: dalle esperienze definite di mediattivismo sino a quelle di chi è cresciuto come pubblico dei media e che produce contenuti mediali condivisi a partire dalla singolarità della propria esperienza in un connubio complesso fra logiche mediali e tattiche individuali.
In particolare si tratta di forme che sottolineano un percorso che mette in luce la capacità di abitare i media, forgiando i territori a partire dai linguaggi individuali e collettivi, in primis quelli del corpo, risceneggiando i contenuti esperienziali.
Forme che sottolineano l’esistenza di una pulsione al farsi media.
(Continua...)

venerdì, ottobre 07, 2005

Self Comics




Nell'ottica del Farsi Media ecco una forma collettiva di autoproduzione nel mondo dei fumetti che al grido di "l'autarchia è una possibilità. diventa il nostro editore. leggi, scarica, stampa." connette produttori e consumatori attraverso la rete.
L'idea è quella di consentire a un gruppo di autori di realizzare e diffondere i propri racconti attraverso un sito: i comics sono impaginati per essere piegati e spillati dal lettore che così entra nel processo di produzione ottenendo un prodotto finito dignitoso e non solo un surrogato di un fumetto.